I ponti naturali di radici di Cherrapunjee sul fiume Khasi
In uno dei luoghi più umidi e caldi sulla terra a Cherrapunjee, una regione verdeggiante dello stato indiano nord-orientale poco visitato del Meghalaya (tra lo stato indiano dell’Assam e del Bangladesh) ci si imbatte in un fenomeno naturale insolito.
Il motivo per trovarsi in questa remota terra e che qui si trovano gli straordinari ponti naturali di radici di Cherrapunjee che attraversano le valli del fiume Khasi autentiche e uniche opere d’arte viventi, raggiungibili attraverso un leggero trekking. Queste strutture sono opere d’arte viventi esempi di bio-ingegneria ecocompatibile. Nella foresta tropicale ammantato di pioggia per la maggior parte dell’anno nei secoli si sono creati questi fantastici artificiosi meraviglie naturali costituiti da ponti di radice vivente. Creato dalla gente della tribù Khasi, queste radici si sviluppano dagli antichi alberi della gomma. Questi ponti sono una straordinaria alternativa ai ponti di legno che si assottigliano con la tanta pioggia che cade ogni anno in questa terra.
Alcuni del luogo le hanno ribattezzate “il Taj Mahal del Meghalaya”. I ponti naturali di radici di Cherrapunjee sono la creazione della tribù che vive nella zona delle isolate valli di Khasi. Essi, o piuttosto i loro antenati, sognavano l’idea di blandire le radici dell’albero Ficus elastica (altrimenti noto come albero della gomma indiana) lungo i retratti tronchi delle palme di betel e bambù per poter attraversare fiumi. Il Ficus produce una serie di radici secondarie nella parte più alta del suo tronco che si diramano attorno anche su enormi massi lungo le rive del fiume, o anche nel mezzo dei fiumi stessi. I ponti hanno bisogno di circa 25 anni per diventare funzionali, e possono sopportare il peso di 50 persone alla volta e hanno una durata di cinque secoli o più.
Essi sono anche ben nascosti da una fitta vegetazione, e parte di questi ponti sono stati scoperti da Rayen, un ex banchiere di Chennai, che sposò una donna di discendenza Khasi che li ha scoperti una ventina di anni fa, mentre costruiva il resort e racconta: «È stato esplorando i percorsi di trekking e andando in giro con alcuni paesani, attraversammo un ruscello di montagna ed ecco la scoperta ». Riconoscendo il loro potenziale appeal per i turisti, Rayen ha fatto faticosamente mappare l’area per organizzare escursioni sui ponti. L’escursione più popolare porta i visitatori al ponte principale di Umshiang un ponte su due piani.
Come arrivare ai ponti naturali di radici di Cherrapunjee
Arrivarci è una gran delizia. Il resort è l’unico posto per chilometri di distanza. Si tratta di 11 miglia dalla città di Cherrapunjee, sopra le alte colline di Khasi che salgono a sud della pianura Bangladese. Nell’ultima parte del tragitto si percorre una strada tortuosa, con vista su magnifiche creste e gole da cui scrosciano spumose cascate. E’ una pittoresca ricompensa per le sei ore di auto dall’aeroporto oltre il confine dalla capitale Assamese di Guwahati. Dalla strada principale si t prosegue in direzione del piccolo villaggio di Tyrna, dove inizia il sentiero di circa sei miglia. Da lì è una ripida e vertiginosa discesa nel cuore di una valle della foresta fluviale, passando attraverso una ricca vegetazione tropicale e scenari di scogliera e cascate, dove di volta in volta giganti farfalle gialle ballavano intorno, mentre uccelli comparivano sulle cime degli alberi. Il tutto mentre si è assaliti dal profumo celeste di orchidee e fiori di ibisco.
Nongthymai è un piccolo villaggio che inizia dove finiscono gli scalini. Un cartello sottolinea le regole del villaggio, che tradotte significano “non gironzolare dopo il tramonto, non bestemmiare, no alcol, non abbandonare immondizia, no graffiti, nessun lavaggio sotto il rubinetto pubblico”. Infatti, il villaggio è scrupolosamente ordinato, i piccoli appezzamenti di terreno intorno alla casa sono ordinatamente riempiti con patate, zucche e cavolfiore.
I Khasi sono prevalentemente cristiani, come risultato dell’arrivo dei missionari gallesi nel XIX secolo. Attraversando il villaggio, non si nota la presenza di nessuno tempio indù, nessuna divinità, bastoncini di incenso, o bambini con in mezzo la fronte il tikka. Anziché sari, le donne indossavano lajansiem, una fascia di toga simile di cotone. Il che può essere un po’ sconcertante, un’istantanea di un’India senza familiari indizi visivi.
Di là del villaggio si procede continuando a camminare attraverso una più lunga foresta, scivolosa coperta di massi di muschio, poi è come imbattersi o entrare nel mondo di “Alice nel paese delle meraviglie” … le farfalle si fanno più giganti, in un arcobaleno di colori, funghi strani che escono dagli alberi, strani insetti, animaletti tipo un lunghissimo bruco verde, o un ragno nero e giallo delle dimensioni di un piccolo piatto.
Si attraversa un fiume dove sotto scorrono veloci le acque su ondeggianti ponti sospesi in acciaio, e parallelamente ad un di questi si trovano tre ponti di radice incompiuti, collegati da piccole isole.
Ma lo spettacolo naturale più suggestivo è il ponte principale di 200 anni a due piani. Dopo circa due ore di strada avvicinandosi al villaggio di Nongkriet, ecco che ci si trova davanti al ponte. Le radici di un albero singolo attraversavano il fiume su due livelli, come un pazzo macramè (merletto a nodi) incrociato con la barba aggrovigliata, un po’ di alghe e pelosi nascondigli di tarantole. È un ponte per gli hobbit, non per gli esseri umani.
Si cammina con cautela in tutto il livello superiore del ponte, che misura 70 piedi di altezza, quindi il più leggero e breve che sta più in basso, attento a non incastrare i piedi incastrati in una randagia radice. Non crolla. La domanda naturale che a tutti verrebbe è perché gli abitanti del villaggio dovrebbero costruire un ponte su due livelli. La risposta è molto semplice “Perché essi si divertono“, anzi c’è è perfino in corso d’opera un ponte a tre piani che sarà pronto fra qualche anno. Comunque un’altra ragione è che i ponti di radici viventi di sono per i Khasi un mezzo pratico, ecocompatibile per andare da un punto all’altro della giungla.

Mawaw Root Bridge, ponti naturali di radici di Cherrapunjee. Foto dal web
Oltre al Umshiang Double Decker Root Bridge, altri popolari ponti di radici sono:
Ummunoi Root Bridges, attrazione molto popolare, questo è noto per essere il più antico ponte vivente della regione. Inserire ad un’altezza di 1400 piedi, questo ponte è lungo 74 m.
Ritymmen Root Bridge, nei pressi del villaggio di Nongthymmai, questo ponte è lungo 30 m. ed è raggiungibile con un trekking dal villaggio di Tyrna.
Umkar Root Bridge, partendo dal villaggio di Siej, si tratta di un breve ponte. Alcune inondazioni locali a pochi anni avevano distrutto una parte del ponte che è stato ricostruito dalla gente del posto. Durante la stagione dei monsoni, una visita a questo ponte è ancora più eccitante poiché una cascata sgorga lungo il ponte in quel momento.
Mawsaw Root Bridge, dal ponte di Umshiang continuando a camminare per circa 20 – 30 minuti, si arriva al Ponte Mawsaw. La piscina naturale sottostante è l’attrazione principale di questo ponte.
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