L’India e Saroo nel film “Lion – La strada verso casa”
Si tratta di un film di Garth Davis uscito in Italia nel dicembre 2016. Gli interpreti principali sono Dev Patel, Rooney Mara, David Wenham, Nawazuddin Siddiqui ma soprattutto non passa inosservata la star australiana Nicole Kidman.
Il film è tratto dal libro “La lunga strada per tornare a casa”, edito in Italia da Fabbri editore, e racconta la vera storia di Saroo Brierley,
“Ci sono migliaia di stazioni in India. Ci vorrebbe una vita per trovare quella giusta che porta a casa.”
La sintesi del film potrebbe essere racchiusa in questa frase. Da una parte l’immensa India, dall’altra la disperazione di un bambino che a malapena conosce il suo nome e che si perde. Fatto uomo non riesce a trovare pace con se stesso finchè non decide di ritrovare la sua casa.
Saroo un bambino indiano di cinque anni di un remoto villaggio dell’India, per errore sale su un treno e si addormenta. Al suo risveglio si troverà a Calcutta nella caotica metropoli indiana. Calcutta che abbiamo già conosciuto con il romanzo di Dominique Lapierre “La città della gioia” si mostra in tutte le sue forme di degrado e disumanità.
E per Saroo perduto con una lingua che non conosce (il bengalese è parlato a Calcutta dai bengalesi ed è la lingua ufficiale del Bangladesh), Calcutta è un posto tremendamente pericoloso. Comincia per Saroo una odissea, una lotta per sopravvivere ai pericoli e alle minacce sempre dietro l’angolo, fino a terminare in un orfanotrofio. Qui assieme ad un altro bambino indiano viene adottato da una coppia australiana la cui madre adottiva è interpretata da Nicole Kidman.
Si lascia l’India e ci si sposta in Australia. Saroo e il fratello adottivo crescono e vivono in Australia e venticinque anni dopo Saroo oramai uomo, è turbato dai continui ricordi d’infanzia dal ricordo del fratello maggiore Guddu e della madre e decide quindi di iniziare la ricerca della sua casa.
“Devo ritrovare la via di casa.”
Basandosi sui ricordi d’infanzia, di una cisterna in prossimità di una stazione ferrovia usando Google Earth inizia a scandagliare l’enorme territorio indiano, per trovare un luogo a lui familiare che possa mantenere viva la speranza di trovare la sua casa natale.
Mi fermo qui con la trama altrimenti si perde il gusto di andare al cinema.
In definitiva è un film che sia lascia guardare bene. La parte più commovente e dura è quella ambientata in India e fa rabbia e commuove vedere alcune scene e spaccati di una realtà molto lontana da noi, che testimoniano il degrado umano di alcune persone. Va precisato che è una piccola parte di Calcutta e dei suoi cittadini, Calcutta e i bengalesi sono una terra ed un popolo accogliente e la loro storia parla per loro, e sarebbe un grave errore generalizzare. Ma anche per esigenze cinematografiche c’era forse a necessità di drammatizzare questa parte.
“Ogni notte mi addormento immaginando di percorrere la strada di casa… E di rivedere mia madre, per sussurrarle all’orecchio: sono qui.”
Nella seconda parte in Australia emergono le tematiche dei rapporti nella famiglia, con le sue problematiche, i sentimenti familiari, le lotte interiori con un ricordo sempre vivo. Sinceramente è la parte che mi è piaciuta meno anche per alcune forzature quasi a mettere troppe questione o temi sul piatto. Comunque in questa seconda parte appare chiaramente il forte legame che Saroo conserva con la sua famiglia d’origine e il film qui racconta la personale battaglia del protagonista e percorso per ritrovarla.
Buona visione a tutti!
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