Varanasi la città santa indiana, “il centro della Terra” per gli indù
L’India vanta numerose città sante e percorrendola da nord a sud da ovest a est vi imbatterete in molti indiani che vi indicheranno una o più città sacre. Ma senza dubbio è Benares o Varanasi la città santa indiana per eccellenza, una delle città più antiche della civiltà indiana, “il centro della terra”, secondo la cosmologia indù.
Varanasi è la più santa delle città sacre dell’India, che sorge tra i fiumi Varana e Asi. L’antico nome è Kashi una antica erba che narra la leggenda crescesse qui, ma è anche conosciuta come Benares o Banaras nome avuto durante l’impero coloniale Inglese, è ritornata alla denominazione originale nel 1947.
Intensa e frenetica sono le due principali parole usate per descrivere Varanasi ai viaggiatori e visitatori. Appena si entra a Varanasi in auto o in rickshaw procedendo verso il centro, si ha immediatamente il primo assaggio di questa intensità e frenesia.
La prima impressione è quella di venire immediatamente sopraffatti. Certamente Varanasi è molto simile a qualsiasi altra città indiana in termini di rumore, confusione, guidatori di risciò e bagarini, in fondo nulla di nuovo, ma non ci si riesce mai ad abituarsi. La città, però, in una parola, è un casino. È sporca, impoverita e in alcuni luoghi l’odore è veramente forte e nauseante. La combinazione di lettiera, sterco di mucca, capre, cani e (con qualche umano), urina e altro … tra gli stretti vicoli che conducono in basso verso il fiume ne fanno un inferno di odori. Un attacco ai sensi, per non dire altro. Eppure la città è una continua meta di pellegrinaggio religioso per indù di tutta l’India e non solo.
La spiritualità corre in tutta l’India, non si può andare da nessuna parte senza accorgersene. Dai cruscotti dei risciò, alle persone, ai loro vestiti e i loro volti è davvero inevitabile. E Varanasi è il culmine indù di questa spiritualità. Varanasi è vista come il luogo dove morire con le sue offerte Moksha, “la liberazione dal ciclo di nascita e morte”.
Ghat, cremazioni e Aarti
Il modo di morire a Varanasi è quello di essere cremato in pubblico in un ghat in una pira di legno che viene allestita sulla riva del Gange che brucia, brucia e poi al termine le ceneri sono fatte scivolare nel sacro Gange, in modo da aggiungere carne umana bruciata alla lista degli odori.
A Varanasi la città santa indiana, si contano circa 80 ghat, e alcuni dei suddetti ghat sono usati per la cremazione. I pellegrini vengono qui per lavare i loro peccati. Nonostante queste condizioni il rituale è chiaramente ancora intimo e potente e non sembra aver diminuito o perso nel tempo la sua sacralità e importanza agli occhi degli induisti.
La lettura di questo rituale crea un’immagine piuttosto malinconica e triste ma, malgrado i fuochi le lacrime e le grida dei familiari, crea un’atmosfera molto vivace e colorata ed è sicuramente intrigante assistere e guardare, in particolare dal fiume e alle cerimonie notturne dell’Aarti.
Non è però cosa semplice e immediata godere della maggior parte di queste esperienze religiose, perché sono complessi gesti e ritualità che portano molteplici significati e centinaia di anni di storia, cultura e tradizione.
Una cosa che fa un po’ a pugni con la loro spiritualità e religione è la commercializzazione palese di ciò che si suppone sacra a tanti in India. I templi sono spesso circondati da negozi di souvenir. A volte per arrivare al tempio si devono attraversare lunghe strade di negozi, bancherelle, cianfrusaglie. Anche il più famoso ghat nella città santa indiana, il Dasaswamedh Ghat è ornato con le pubblicità di imprese di seta, e ancora pubblicità di operatori telefonici, banche, ecc. … Il mercantilismo e l’opportunismo indiano si è spinto troppo lontano.
E in fondo Varanasi la città santa indiana è questa e molto altro ancora. Non è un posto da visitare in se perché non offre monumenti architettonici o siti archeologici particolari, ma Varanasi è fatta dai suoi pellegrini, dalle loro gesta e ritualità, un luogo da vivere, respirare e annusare … quanto insopportabile, quanto unica nel continente India!!!
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