Sri Lanka – Sigiriya la “roccia leone”
Sigiriya anche chiamata la “roccia leone”, Lion Rock o Mountain Lion, è forse uno dei luoghi più suggestivi e iconici dello Sri Lanka. Sito nel centro dell’isola costituito dalle rovine di un’antica roccaforte costruita alla fine del V secolo d.C. su un notevole pilastro di roccia monolitico. La roccia, che è così ripida che la sua cima sovrasta i lati e raggiunge un’altezza di 350 metri sopra il livello del mare ed è di circa 180 metri sopra la pianura circostante.
Storia di Sigiriya
Le ricerche condotte nel sito hanno portato alla luce prove che dimostrano che le origini di Sigiriya risalgono alla preistoria. Situato alla base della roccia di Sigiriya del suo lato orientale, è una roccia monolitica chiamata Aligala (Elephant Rock). In una grotta sottostante, gli scavi hanno rivelato resti di insediamenti umani preistorici che esistevano qui intorno a 5.500 anni a.C. Inoltre, ci sono prove di insediamenti umani in quest’area fin dal IX-X secolo a.C.
Nel III secolo a.C. un monastero buddista venne costruito nella fortezza rocciosa di Sigiriya. Alla base del grande scoglio sono state finora individuate trenta grotte-rifugio che ospitavano monaci. In otto di esse, i dettagli delle donazioni di rifugi rupestri sono stati iscritti in caratteri Brahmi.
La storia recente della roccia di Sigiriya, è indissolubilmente legata alla tragica storia di Kassapa e Moggallana figli dello stesso padre il re di Anuradhapua Dhatusena, ma di madri diverse e quello di Moggallana era di sangue regale.
Kassapa nel 477 si impadronì del regno come Kashyapa I, imprigionò il padre e poi lo uccise murandolo vivo, mentre il fratello Maggallana legittimo erede del regno riusciva a fuggire e riparare in India. Kassapa scelse di fare di Sigiriya la sua sede amministrativa, trasferì qui la capitale da Anuradhapura e costruì il palazzo a forma di leone monumentale sui diversi acri di terreno con l’intenzione di proteggerlo dai suoi nemici, soprattutto dal fratellastro. Nei decenni successivi Sigiriya si sviluppò in una complessa città fortezza e la maggior parte delle costruzioni rimaste risalgono a questo periodo, comprese strutture difensive, palazzi e giardini.
Nel 495 il re Kassapa scese dalla roccia di Sigiriya per scontrarsi con il fratellastro Moggallana che grazie all’aiuto delle truppe indiane Chola ebbe la meglio. La leggenda narra che durante la battaglia l’elefante su cui montava Kassapa fiutò il pericolo di una palude nascosta e improvvisamente cambio direzione. L’esercito di Kassapa interpretò questo segnale come un gesto di resa e si disperse, mentre il re Kassapa solo estrasse un pugnale e si tagliò la gola.
Nei secoli successivi dal VI e VII secolo d.C., Sigiriya cessò di avere un’importanza politica e tornò ad essere la dimora dei monaci buddisti. In questo periodo furono ulteriormente migliorate le grotte-ricovero e furono costruiti santuari aggiuntivi come stupa, e santuario dell’albero della bodhi. Questa seconda fase dello sviluppo monastico continuò fino al XII-XIII secolo d.C.
Poi Sigiriya fu totalmente abbandonata, fino al XIX secolo, quando fu utilizzata come avamposto militare dai re di Kandy. Più tardi, fu un ufficiale inglese, Jonathan Forbes che nel 1832, riportò Sigiriya fuori dalla sua oscurità, riportandola al centro della storia dello Sri Lanka. Nel 1894, sotto H.C.P. Bell, il dipartimento archeologico avviò un’attività archeologiche a Sigiriya e quasi un secolo dopo, nel 1982 è stata dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Sigiriya la “roccia leone”
Sigirya è anche chiamata la “roccia del leone” o Lion Rock e deriva dalle zampe di leone che sono tutto ciò che resta della magnifica scalinata del leone che era l’unico ingresso al palazzo in cima. Scolpito nella roccia naturale stessa, si ritiene che abbia raffigurato un leone accovacciato simile a una sfinge che sorvegliava l’ingresso, intimidendo i visitatori che osavano avventurarsi.
Il leone, nel simbolismo buddhista ricorda che il Buddha era un Sakya-Simha, cioè un leone del clan Sakya, e che le verità da lui dette erano potenti quanto il ruggito di un leone.
Dall’ingresso si attraversano i giardini reali o royal gardens curatissimi giardini acquatici a terrazza. Poi inizia l’ascesa non molto lunga che conduce fino alla terrazza dei leoni dove rimangono le unghie sulle zampe del leone, che sono alte quanto un uomo e forniscono una chiara indicazione delle dimensioni della caratteristica gigantesca che ha dato il nome a Sigiriya.
Da qui parte l’ultimo tratto della salita attraverso scalini che mettono po’ i brividi e arrivati in cima rimangono i resti dell’antica cittadella che in passato comprendeva palazzi, padiglioni, vasche sacre, dagoba e altri edifici. In realtà pochi sono i resti degli edifici superstiti, per lo più basse fondamenta di questi e poco altro, ma continuano a richiamare turisti e viaggiatori.
Dalla sommità della roccia si gode di una vista reale ed è possibile vedere gli splendidi panorami a 360 gradi della pianura sottostante.
Il muro a specchio e le pitture rupestri
Scendendo da Sigirya prendendo la direzione verso l’uscita a circa metà percorso si incontra il muro a specchio o mirror wall, una volta era una parete così lucida che quando il re camminava lungo la sporgenza, poteva vedere il proprio riflesso in esso. Successivamente, il muro ha funzionato come una tavoletta di pietra, registrando i pensieri e le esperienze di coloro che sono venuti a visitare la leggendaria roccia. Qui sono state decifrate iscrizioni, poesie e prose che descrivono la cultura, lo stile di vita e i dintorni di Sigiriya.
Procedendo ancora una scala a chiocciola conduce il visitatore verso gli affreschi di Sigiriya. Si tratta di 23 pitture rupestri di apsara cantanti e ballerine celesti, figure femminili la maggior parte in coppia di eccellente fattura e uniche nel loro genere, si tratta delle famose “fanciulle delle nubi”.
Il re Kassapa possedeva un harem di oltre 500 concubine, ammirate per la loro bellezza sensuale ed esotica. Pertanto, è opinione diffusa che siano state l’ispirazione per le donne dalla pelle dorata e dal seno nudo che compongono gli affreschi. Gli intricati e sontuosi gioielli tempestati di gemme che adornano le donne in questi dipinti suggeriscono anche che potrebbero essere stati membri della famiglia reale, vale a dire le figlie di Kashyapa.
C’è anche la convinzione che i dipinti raffigurano apsara o dee, che stanno emergendo dai cieli per benedire la cittadella. Ciò è corroborato da raffigurazioni simili nelle grotte di Ajanta del periodo Gupta nel Maharashtra, in India. Alcuni storici ritengono addirittura che i disegni siano in realtà raffigurazioni di ninfe celesti che si ritiene fossero protettrici della Fortezza di roccia. Quello che vediamo ora è solo una parte di quella che doveva essere una delle più antiche e intricate pinacoteche del mondo antico.
Info da sapere
Il sito archeologico di Sigiriya la roccia leone, è aperto dalle 6.30 alle 19. Per evitare il caldo eccessivo e l’affollamento si suggerisce di effettuare la visita di primo mattino. Alcuni tratti della salita, soprattutto l’ultimo pezzo sono molto ripidi, fatica e vertigini possono mettere in difficoltà il visitatore.
La visita al sito può durare 3-5 ore per questo è bene portarsi un po’ d’acqua ma non lasciate bottiglie in giro.
Il biglietto d’ingresso è di Rs 9.600 circa USD 30 e si acquista all’ingresso dove se volete potete anche valutare di effettuare la visita accompagnati da una guida autorizzata anche in lingua italiana. Attenzione non è possibile fotografare le pitture rupestri.
Sigiriya si trova al centro dello Sri Lanka ed è ben collegata con resto del paese. Sigiriya dista 15 km da Habarana (villaggio che ospita molti hotel e strutture ricettive), 20 km da Dambulla, 55 km da Polonnaruwa, 75 km da Anuradhapura, 90 km da Kandy e 180 km da Colombo.
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