Ladakh – Leh capitale dell’Himalaya indiano
Situata ad oltre 3.500 metri di quota Leh capitale dell’Himalaya indiano sorge in una piccola valle a nord del fiume Indo all’interno dello stato del Jammu e Kashmir, Leh è un’antica cittadina himalayana in passato base di partenza delle carovane che attraversavano le catene himalayane fino ad arrivare in Cina, adesso base di accesso per visitare la regione del Ladakh nonché centro strategico militare per la difesa dei confini indiani con Cina e Pakisthan.
“Leh, Ladakh“, così pronunciata tutta assieme come fosse un’unica cosa. Questo era il modo in cui la capitale del “Piccolo Tibet” dell’India veniva chiamata dalla maggior parte degli estranei fino agli anni ’80. Leh era l’avamposto più remoto del paese e la maggior parte degli indiani sapevano poco o niente di questa lontana città nell’entroterra himalayano: quando si riferivano a essa, avevano bisogno di abbinarla al nome della regione per dargli un senso di localizzazione. A parte il personale militare e alcuni lavoratori e camionisti, quasi nessun indiano al di fuori dello stato del Jammu e Kashmir aveva messo piede in questa città in questo isolato insediamento himalayano.
Ma gli stranieri si. Nel 1974, le autorità indiane di New Delhi decisero di aprirle parte del Ladakh ai turisti e in meno di un decennio la regione brulicò di viaggiatori con lo zaino in spalle, trekkers e backpacker. Leh fu una nuova scoperta esotica soprattutto per viaggiatori e giramando con pochi soldi. Poi dal 2002, anche i turisti indiani hanno iniziato a visitare e scoprire Leh e il Ladakh in numero considerevole. Il Tibet era ancora chiuso agli stranieri, ma non solo il terreno, ma anche la cultura del Ladakh evocavano la terra del Dalai Lama, il castello in rovina che affollava la sua capitale, ricordava ai visitatori il favoloso Palazzo Potala del supremo tibetano a Lhasa.
Il castello, con uno sperone roccioso il Leh Palace o Leh-chen Pel-khar, domina Leh. Il palazzo di nove piani si vede da quasi ogni angolo della città, tanto quanto vedi Stok Kangri, la vetta innevata a sud. Leh non è un grande città, la popolazione stimata è di circa 30.000 persone, ma sta crescendo rapidamente, con dimensioni triplicate negli ultimi decenni.
Breve storia di Leh
Nonostante il palazzo in rovina, Leh non è una città con molta storia: fu solo dopo che Sengge Namgyal, il più grande re del Ladakh, che scelse Leh come capitale nel XVII secolo che la città crebbe. La posizione di Leh potrebbe aver influenzato la scelta del monarca: fu da qui che il tortuoso percorso verso l’Asia centrale, la rotta commerciale per i passi di alta montagna che collegava il commercio terrestre dell’India con Yarkand, Khotan, Kashgar e altre città oltre i Pamir e con il Tibet. Carovane di cavalli, muli, cammelli battriani e yak convergevano su Leh dall’Asia centrale, dal Tibet, dal Kashmir e da Kulu e i mercanti barattavano merci in un vasto bazar improvvisato.
La presa del Ladakh da parte dei Dogra di Jammu nel 1834 portò infine la regione sotto il principato del Jammu e Kashmir e Leh divenne l’avamposto di quello stato. Il governo del maharaja istituì alcune strutture civili come un dispensario, ma furono i missionari della chiesa moraviana (anche detti moravi o fratelli boemi, originari della Boemia rappresentano la prima e antica confessione protestante), che per primi portarono un barlume di civiltà moderna in questo insediamento isolato. Istituita nel 1885, la missione riuscì a convincere pochi ladaki ad abbandonare il buddismo per il cristianesimo, ma il loro impegno sociale gli valse un grande rispetto. I Moravi istituirono un ospedale e una scuola, introdussero metodi agricoli e di conservazione migliorati e abilità come cucire e cuocere al forno. Negli anni ’40 portarono la prima radio (alimentata da batterie caricate con mulino a vento) a Leh, e fecero anche ricerche e scritto la storia della regione.
Il commercio di carovane nel frattempo prosperava: negli anni ’30 ogni anno transitavano circa 10.000 animali da soma, e Leh era una città prospera. Ladaki e Yarkandi mercanti musulmani, i cui discendenti vivono ancora nel vecchio quartiere congestionato sotto il palazzo, controllavano il commercio, ma nel 1949 tutto finì bruscamente. I comunisti che conquistarono la Cina sigillarono i confini del Sinkiang e infine del Tibet. Il cambiamento, e i tumulti della regione colpirono ovviamente Leh.
Nel 1948, le forze pakistane arrivarono a 20 km dalla città e la battaglia infuriò nella sua periferia con truppe indiane, che erano appena arrivate in Ladakh da Srinagar attraverso lo ZojiLa, raggiunti da altre truppe da Kulu e da quelli che arrivavano al campo di aviazione appena completato, per combattere gli invasori pakistani.
La battaglia e quelle che seguirono nel 1965 e nel 1971 e in particolare la guerra dell’India con la Cina nel 1962 portarono a un importante accumulo di forze militari nella città e in tutto il Ladakh, uno sviluppo che aiutò l’economia locale e soprattutto a costruire le infrastrutture con strade e ponti in una regione molto tortuosa e di altitudini molto elevate (strade che ancora adesso per la gran parte sono gestite e controllate dalle forze militari indiane).
L’apertura del Ladakh al turismo nel 1974 non ha fatto altro che accelerare tale crescita. Questa apertura fu improvvisa e a quel tempo il Ladakh non aveva nessun hotel e non era preparato ad accogliere viaggiatori e turisti. Mohammad Ashraf, che in seguito divenne direttore generale del J&K Tourist Development (ente statale per lo sviluppo del turismo nel Jammu e Kashmir), fece un tour del Ladakh per supervisionare gli accordi nel 1974, e si chiese dove potessero essere sistemati i turisti. Con il suo vice si decide si istituire una commissione, e venne convocata un incontro con i cittadini locali nel Circolo degli Ufficiali ponendo questa questione. Ognuno di loro si impegnò ad offrire una stanza nella loro casa privata per i turisti e viaggiatori stranieri attesi, e così, si ebbe cinquecento posti letto paganti in guesthouse a Leh. Questa fu una splendida iniziativa e l’inizio dell’iniziativa di maggior successo dei “soggiorni in famiglia” in Ladakh che non solo è stata apprezzata dai turisti stranieri, ma è stata adottata come modello di successo dall’UNESCO.
Leh ovviamente ha fatto molta strada da allora, oggi ci sono numerosi hotel e altre attività legate al turismo: agenzie di viaggio, negozi di souvenir, ristoranti, ma la città conserva ancora il suo fascino pastorale. Il centro della città è ancora piccolo e gran parte della città è in realtà un agglomerato di quartieri rurali con campi coltivati, alti pioppi e salici e case con mattoni a fango dal tetto piatto. Alcuni degli hotel e delle pensioni si trovano in questi villaggi estesi e uno dei piaceri di visitare Leh è soggiornare in queste aree tranquille e affascinanti.
La città e dintorni
Leh è facile da familiarizzare: c’è solo una strada principale, la Main Road Bazaar Road e la strada a forma di L che si affaccia sul castello sulla collina. Uscendo da questa strada ci sono alcune strade interconnesse il cui capo è la stretta e dolce discesa di Fort Road, interamente fiancheggiata da attività turistiche: hotel, ristoranti, negozi di souvenir e agenzie di viaggio. Il posteggio dei taxi si trova alla fine di Fort Road, a pochi passi da Main Bazaar Road, mentre il bus principale si trova a una certa distanza a sud, sulla strada di accesso alla città.
La città di Leh è a malapena una piazza, ad un chilometro la città si scioglie rapidamente nella campagna mentre si percorre Fort Road o una qualsiasi delle altre strade che conducono fuori dalla zona centrale. La campagna è naturalmente carina e affascinante, ma ha una larghezza di appena un miglio, essendo una stretta striscia di verde racchiusa tra aspre montagne, un’oasi di valle in mezzo al duro arido terreno montuoso del Ladakh.
La valle sporge a nord dal molto più vasto bacino dell’Indo est-ovest, seguendo il corso del piccolo affluente Fuchu Chu che scorre a sud dalle alte montagne del KhardungLa. Leh è adagiata sul bordo orientale della valle, mentre sulla cresta della collina sul bordo occidentale si trova lo Shanti Stupa, un’elegante cupola che simboleggia la pace che i giapponesi costruirono nel 1981; visibile dalla maggior parte di Leh.
I villaggi della valle, i sobborghi rurali di Leh sono Changspa, Karzoo, Chubi, Sheynam, Skara, Tuckcga, dove si trovano la maggior parte degli hotel economici, molti di questi sono quartieri residenziali trasformati in pensioni. Salendo tra i campi c’è anche un forte, costruito dall’esercito di Dogra che conquistò il Ladakh nel 1834; si chiama Zorawar Fort dal nome del generale Zorawar Singh, che guidava l’esercito. La Fort Road conduce infine a questo bastione. Non lontano a sud del Forte Zaowar, la valle perde la sua vegetazione e procedendo verso sud in direzione aeroporto o lungo la strada Manali, il terreno diventa secco e polveroso.
Informazioni utili
Data l’altitudine molto elevata – ricordo che siamo sopra i 3.500 m. – il clima di Leh è variabile, profondamente soggetto allo spirare o meno dei venti. Gli inverni sono molto freddi e piuttosto secchi, con sporadiche precipitazioni nevose che tendono ad imbiancare tutta la zona da dicembre a febbraio, mentre d’estate le temperature miti possono subire drastiche diminuzioni connesse all’arrivo di improvvise perturbazioni. Il periodo migliore per visitare Leh e il Ladakh va dai primi di giugno a fine settembre. Se si decide di partire alla volta di Leh in inverno, bisognerà tenere ben presente che molte strade possono essere chiuse a causa del gelo e alcuni collegamenti aerei potrebbero non essere attivi.
Il modo più semplice e rapido per raggiungere Leh è in aereo con volo diretto da Delhi in circa due ore. Non esiste la ferrovia e in auto per arrivare a Leh servono più giorni un trasferimento lungo, pesante e avventuroso. In auto si percorre la famosa Manali-Leh 490 km di una strada unica, meravigliosa completamente sterrata a tratti pericolosa aperta solo d’estate per 4-5 mesi l’anno a seconda delle condizioni meteorologiche che attraversa montagne passi e fiumi.
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